mercoledì 23 aprile 2008

Clubland, ovvero Il matrimonio è un affare di famiglia

Naturalmente, e come sempre, cancelliamo dalla memoria il titolo italiano.
Clubland, film australiano che ha avuto una grande accoglienza al Sundance film festival 2007 e vinto vari premi qua e là, è la nuova dimostrazione di come temi triturati nel meraviglioso calderone del cinema già da vari continenti (raggruppabili nel macrogruppo "problemi generazionali a confronto/scontro") possano ancora far passare un'ora e quaranta minuti piacevoli, senza banalità, né situazioni di imbarazzante demagogia, né soprattutto facce che mostrano di recitare invece di divertirsi a farlo (l'affondo è celatamente rivolto al panorama italiano).

Qui parliamo di attori proprio bravi (Brenda Blethyn di "L'erba di Grace" su tutti), che naturalmente già di loro schermano la pellicola dalla polvere del "già visto, ma visto visto!"; eppure la trama ne avrebbe di momenti pericolosissimi per rumorose cadute di stile, ma una consapevole regia le sorvola solamente, lasciandoci il sorriso all'aceto di un "club" di famiglia spaesato nella "land" del mondo, un po' grottesco e alla fine deliziosamente vero.

Così facendo, il film scartavetra l'epidermide inspessita dai soliti tentativi tragicomici, e pizzica la corda dell'empatia (qualche lacrima condisce il tutto).

Avete presente Little Miss Sunshine?...

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