
Naturalmente non poteva partire che da un'uscita del buon Nanni, in trasferta a Locarno, il rotellone dell'estate. Anche se non è del tutto vero che si è persa la capacità di indignazione e basti vedere l'accoglienza della gente a Briatore che tentava uno sbarco sulla spiaggia di Capriccioli. Ma la memoria, quella sì che va curata!
31 commenti:
Tante opinioni private senza più una visione del bene comune: questo è il prodotto del berlusconismo, agevolato e amplificato dal controllo dei "media".
Serve una volontà di massa per risollevare un Paese sdrucito e frastornato. Si può fare? Fino a poco tempo fa pensavo di sì, ma i giorni passano in fretta e non inducono a pensare positivo. Le spinte centrifughe aumentano e il "si salvi chi può" rischia di diventare un sentimento diffuso.
Noi stessi, osservando la nostra società, abbiamo la sensazione che lo Spirito del Tempo dominante tenda a cancellare il passato, la storia collettiva, le tragedie e le rinascite, agglutinando tutto in una informe massa nera, giudicata inutile perché passata.
Ohibò, è in corso una catastrofe e non ce ne siamo neanche accorti! Non sarà invece che le lenti degli apocalittici sono appannate dalla mancanza di risposte, dall’incapacità di comprendere il Paese o anche solo dall’assenza di quell’umiltà necessaria a mettersi in discussione?
L’opinione pubblica italiana è viva e vegeta, carica di dissenso e fermenti critici che attendono di essere intercettati e tradotti in politica da una proposta che sia finalmente all’altezza di tempi nuovi e non ancora del tutto compresi.
Senza dubbio l’antiberlusconismo ha impoverito e deformato le idee della sinistra, ma dispone pur sempre delle teste più brillanti, delle voci più autorevoli e delle lingue più sciolte: Curzio Maltese e Umberto Eco, Michele Serra e Giorgio Bocca, Giovanni Sartori e Michele Santoro, Roberto Benigni e Marco Travaglio, Antonio Di Pietro e Toni Negri, Paolo Flores d’Arcais e Sabina Guzzanti, Beppe Grillo e Claudio Magris, Adriano Prosperi e Paul Ginsborg, Gustavo Zagrebelsky e Rossana Rossanda, Andrea Camilleri e Furio Colombo eccetera eccetera eccetera.
Tutte queste voci non fanno opinione critica? Che cosa fanno allora? Quale oscuro morbo deprime questi nostri protagonisti dell’opinionismo militante, fino a spingerli a teorizzare la propria inesistenza? Oppure nessuno osa contraddire Scalfari e Moretti, rompendo quel regime unanimistico tanto amato a sinistra?
Come si chiama quell'attrezzo per tirare su il brodo dalla pentola?
Ecco la passiva imbecillità. I cittadini docili assomigliano a una massa di spettatori. La politica come spettacolo non assomiglia ad un agone, ma ad una sala cinematografica, dove alla fine si applaude o si fischia. Ma il dissenso, la virtù forse più importante in una democrazia che si regge sull'opinione mediatica, è tacciato di essere destabilizzante.
Nel 1843 Gioberti pubblico il suo celebre saggio dal titolo Del primato morale e civile degli italiani. Orbene, oggi a considerare lo stato delle cose, sembrerebbe giunto il momento di scrivere un nuovo saggio da intitolarsi Dell'immaturità morale e ciile degli italiani.
Se Moretti andasse in giro per il nostro paese, si renderebbe conto subito di una verità: l'opinione pubblica non soltanto non è scomparsa, ma si è moltiplicata e parla i linguaggi più diversi.
Per molte famose teste d'uovo delle tante sinistre, tutto ciò che non coincide con la loro visione del mondo è fascismo.
Basta alla Sardegna billionaire e cafonal. Io mi vergogno, mi ci sento a disagio. La gente normale ti sputerebbe in faccia.
Quello che dice Daniela è assurdo. Deve aver preso troppo sole.
Le critiche al mio Billionaire? è tutta invidia.
Andate pure sugli yacht, bevete pure vini pregiati, se poi governate bene, nessuno avrà da ridire
Eh no cari ricchi non potete diventare come noi
Ecco un altro recente appello all'opinione pubblica, più o meno passato inosservato.
La Napoli di oggi, sommersa dai rifiuti, decapitata politicamente, muta intellettualmente e incontrastata terra di caccia della camorra, è il simbolo di questo Sud assente, corpo ormai lontano da un'Italia lontana.
A Napoli la borghesia non ha mai parlato veramente di se stessa, nessuna recherche nell'interiorità, non si è mai voluta guardare dentro e non si è mai confrontata col mondo. Se non si è capaci di criticarsi, di confrontarsi col mondo, di conoscersi e giudicarsi, come si fa a sapere chi si è? Come si fa a essere classe dirigente se non si sa chi si è?
Non dovrebbe essere questo il compito di intellettuali di grande prestigio come La Capria? Quello di spingere i propri concittadini ad abbandonare l'apatia, a muoversi per riconquistare un orgoglio e un onore oggi perduti?
La mentalità è più forte della cultura ed è più forte della ragione (...) Dal prevalere della mentalità, dal conflitto di tante mentalità separate, nasce l'incapacità tutta italiana di percepire un interesse comune superiore all'interesse particolare (...) Non voglio scaricare su altri le responsabilità anche nostre, ma non posso impedirmi di vedere che se questa storia dei rifiuti ha fatto fare una brutta figura a tutto il Paese, il Paese questa brutta figura l'ha già fatta da cento anni a questa parte, da quando nacque la Questione Meridionale.
Moretti, La Capria (e quindi Rosi e tutti quelli del liceo Umberto), Veltroni... può darsi che tutto questo dire a distanza e scriversi sui giornali sia il classico dibattito tra intellos e cinematografari, ringalluzziti dal successo di Gomorra e del Divo a Cannes, starring il compaesano afragolese di Bassolino, Tony Servillo. E' il neorealismo bellezza!
Chissà che ne pensa Enrico Vaime...
Ah, tra una cosa e l'altra nel giro balla pure uno scranno da senatore a vita.
Ehi, ci siamo anche noi! Siamo sempre qui.
Ostentare il lusso improvvisamente non è più trendy. Si porta l'austerità. In esclusiva per il nuovo settimanale Umility Fair confessione shock della Santanché: Mangio solo aragoste surgelate Findus
Lasciate che vi spieghi il futuro della sinistra nell'Italia in frantumi
Questo ci pare il grande problema oggi. La scomparsa della società, sostituita da un Opinione pubblica pallida, atomizzata, artificiale. Non opinione, ma opinioni, raccolte dai sondaggi, rappresentate dai e sui media. Più che opinione pubblica, pubblico. Spettatori. Persone senza città. Non-cittadini.
Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione.
Più che un opinione pubblica sembra oggi mancare in Italia un'opposizione pubblica, che si misuri nei dettagli dell'agenda di governo, con proposte convincenti e comprensibili.
Grazie alla maggiore esperienza accumulata nella gestione degli enti locali l'opposizione potrebbe fornire un contributo molto importante proprio sul federalimo, ma entrando nel merito, discutendo i dettagli; a fare l'opposizione sui principi generali sono bravi tutti.
Odio gli indifferenti. Credo che vivere vuol dire essere partigiani. Non possono esistere gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
Interessante il pezzo di Carlo Moretti oggi su Repubblica, parla del fenomeno delle radio in-store, che le grandi catene realizzano per diffondere all'interno dei propri magazzini solo buone notizie e niente pubblicità dei concorrenti. E' un fenomeno in crescita esponenziale e poi ci si meraviglia che l'opinione pubblica è in frammenti; è proprio questo lo scopo del marketing. appena trovo il pezzo ve lo linko.
Essendo i foglianti sempre attenti alle sorti dell'opinione pubblica e trasversali ai suoi sacerdoti, guarda un po' che ti scodellano in forma di birignao nella rubrica nove colonne (e sottolineo nove): massì, proprio il mare non bagna napoli con cui se ne uscì tempo fa duddù la capria. E giù a sfruguliare la mazzarella!
Opinione pubblica? No, grazie. Così lo «Stato seduttore», come l’ha definito Régis Debray, effetto della rivoluzione massmediologica del potere - tv prima, Internet poi -, risponde a chi s’appella a un’istituzione sorta meno di due secoli fa ed estintasi negli ultimi vent’anni. All’articolo di giornale, al libro e al pamphlet, succede il sondaggio. Dalla galassia Gutenberg alla galassia Gallup. L’opinione pubblica si è trasformata in numero, dato statistico.
Berlusconi cancella l'austerity sull'abuso dei voli di stato e nessuno fiata. Che fine ha fatto l'indignazione anticasta?
Lo spirito dei tempi consiste ormai nello svendere la nostra cultura
In Italia c’è una tale concentrazione di potere politico, mediatico e finanziario che non ci rende una democrazia normale.
Nelle grandi democrazie ci sono gli anticorpi rispetto a queste concentrazioni, ci sono una borghesia e una classe dirigente che reagiscono.
Berlusconi è figlio della crisi della democrazia in Italia, di una classe dirigente fragile che spesso diventa coro servile. Ma non esistono scorciatoie legislative per risolvere questo problema. La risposta deve essere politica.
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