martedì 11 novembre 2008

Vertenza La7: l'(av)versione dei precari


VERTENZA TG LA7: LA VERSIONE DEI PRECARI

La vertenza che potrebbe portare al licenziamento di 25 giornalisti del telegiornale de La7 è un fatto umanamente difficile da accettare e certamente di rilievo.
Tuttavia, l'evoluzione che ha assunto la protesta del Cdr impone in questa fase alcune precisazioni. Lo scenario che viene prospettato, infatti, non è quello di una lotta finalizzata alla tutela tout court dei posti di lavoro, bensì quello della difesa di una categoria a tutto discapito di altre figure professionali. "Altri" lavoratori, sconosciuti ai più: i collaboratori, a vario titolo, impiegati a scadenza (programmisti registi, consulenti a partita IVA etc.); che, a parte poche star, non sono pagati profumatamente come si lascia troppo spesso intendere. Professionisti di serie B?
Ebbene, si sostiene che i giornalisti minacciati di licenziamento potrebbero essere facilmente "ricollocati" in questi posti, lasciando intendere che la cacciata dei collaboratori (impiegati per la realizzazione di Omnibus, Niente di Personale, Speciali Tg), potrebbe, come d'incanto, rappresentare la panacea di tutti i mali e risolvere in un lampo la vertenza.
A ben guardare, però, questo non può essere accettato come verità. La vertenza, a quanto ci risulta, parte dall'esigenza di ridurre strutturalmente il costo del lavoro, e va da sé che la soluzione non può consistere nel dirottare lavoratori che richiedono un impiego fisso e garantito, su programmi che sono, per loro stessa natura, "stagionali" e quindi a termine; in buona sostanza, su posti di lavoro precari, senza alcuna tutela né rappresentanza sindacale, e privi di qualunque garanzia di prosecuzione della propria attività nel tempo (fatta salva, ovviamente, la specifica professionalità maturata "sul campo" nel corso degli anni, allo stato unica nostra certezza).
Questo per dire che in un momento in cui a destra come a sinistra le pagine dei giornali spendono più di una parola a sostegno proprio dei giovani e dei precari, viene difficile accettare che alla prima occasione tutti o quasi gli organi di informazione e i sindacati vorrebbero difendere i loro assistiti proprio a discapito di quei lavoratori precari che nella scala sociale rappresentano l'anello debole e meno garantito della catena. Qui è la stortura e, permetteteci, la mala informazione.

Claudia Andreozzi, 28 anni, autrice Omnibus
Francesco Bardaro Grella, 28 anni, redattore Omnibus
Rico Capone, 37 anni, autore Omnibus
Ilaria Cateni, 37 anni, autrice Omnibus
Daniele Cortese, 28 anni, redattore Omnibus
Desy d'Addario, 31 anni, redattrice Omnibus
Virginia Di Marno, 26 anni, redattrice Omnibus
Giovanni Filippetto, 42 anni, autore Victory e Niente di Personale
Luca Marcenaro, 30 anni, autore Omnibus
Giovanni Marinetti, 28 anni, autore Omnibus
Fabia Pazzaglia, 31 anni, redattrice Omnibus
Andrea Pennacchioli, 34 anni, autore Omnibus
Silvina Perez, 40 anni, consulente editoriale Tg La7, autrice Niente di Personale
Gianluca Santoro, 33 anni, autore Omnibus
Carmelo Schininà, 32 anni, redattore Omnibus

1 commento:

Silvia ha detto...

Ma i lavoratori non dovrebbero essere tutti uguali? E quindi tutti dalla stessa parte?? Che senso ha oggi il sindacato e i principi a cui si dovrebbe ispirare (uno per tutti: la solidarietà)? E'meglio che si cominci a parlare di associazioni di categoria volte all'interesse della propria nicchia, e non a quello collettivo.