giovedì 8 maggio 2008

apologia delle scale


Il mondo è fatto a scale, e questa è una verità su cui si può concordare. Ma il richiamo a luoghi comuni finisce qui.

Quello che voglio denunciare è il fatto che le scale hanno perso il loro senso più intimo, in questa realtà/società occidentale fatta di contraddizioni, come mille altri oggetti di cui ora non ricordiamo più il motivo esistenziale, salvo riscoprirli attraverso il fascino vintage, e dargli nuova vita, dunque nuovo senso. Ma che fine ha fatto lo scopo originale della loro creazione, perché esistevano? A poco a poco ce ne dimentichiamo, e un pezzo della nostra storia/realtà si frantuma e scivola via. Insieme a pezzi delle nostre pelli.

Fermiamoci un attimo a pensarci: qual'è l'essenza degli scalini, a cosa servono? Risposta banalissima: a salire. Proprio da questa banalità sorge prepotente la contraddizione del mondo odierno, e la triste comprensione che per noi, ora, questa risposta non è più valida, sostituita più o meno dalla seguente: servono a scendere, e più precisamente a scendere in caso di incendio!

Potremmo negarlo? Eppure loro, le scale, sono sempre lì, ad aspettare di essere usate, per mettere un po' in moto la circolazione, per lubrificare le articolazioni, per consumare quelle poche calorie che pure possono disequilibrare l'energia di un corpo. Per darci la soddisfazione di usare le nostre gambe, attrezzi potentissimi per cui i nostri antenati scimmia hanno lottato, battendosi con al fianco un alleato come la teoria evoluzionistica, contro la sedentarietà morbosa di altri esseri viventi, ma non l'uomo, non lui. Le scale sono lì a ricordarci che l'uomo ha un corpo con un'energia molto, molto più ampia di quella che gli lasciamo esprimere.

Però questa energia in qualche altro modo va liberata, per forza. E' in noi, la accumuliano nel corso della giornata lavorativa, oziosa, giocosa, pensierosa. E allora dobbiamo iscriverci in palestra, cercare un week-end di avventura altrove, il contatto con la natura, che in fondo è ricerca della fatica che possiamo provare, uno dei sinonimi della manifestazione della Vita intesa come parte di un'energia universale. Pesi e sudore, rafting e sudore, emozioni forti...e ci sentiamo meglio. Eppure sembriamo ignorare, nella riscoperta del nostro essere, quegli alleati potenti che avevamo negli anni precedenti il boom economico, capaci di aiutarci, spronarci, chiederci di mostrare di nuovo, ancora una volta, che razza è questa dell'uomo.

Questa razza, con le proprie gambe, può SALIRE fino in cielo, e invece ormai elemosina un passaggio da una scatola di metallo dal movimento verticale, con la massima aspirazione che vada nella sua stessa direzione, altrimenti bisogna anche aspettare che completi il giro prima di arrivare al piano!

5 commenti:

nanni ha detto...

Caro Andrea, scioltamente, ti rispondo con una parola magica: REZA. E non dico altro.

Claudia Andreozzi ha detto...

e salirò salirò salirò... fino a quando sarò solamente un puntino lontano...

Anonimo ha detto...

Andrè, ..ma che te sei fumato?

Andrea ha detto...

REZA. de quella bbona! tu mi insegni Bob...

01 ha detto...

Finalmente un po' di sano esistenzialismo!!! prestigioso e sciolto...