venerdì 19 giugno 2009

Il ritorno di Marx


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«Egregio Karl Marx, caro omonimo, lei è stato, a suo tempo, un ateo convinto e un battagliero avversario della Chiesa. Perciò, ad alcuni marxisti, che si credono suoi eredi legittimi, sembrerà una sorta di “delitto di lesa maestà” che io, un vescovo cattolico, le scriva questa lettera. Ma lo faccio lo stesso. Le scrivo perché ultimamente c'è una domanda che non mi dà pace: alla fine del XX secolo, quando nella lotta tra i due sistemi “l'Occidente capitalista” ha avuto la meglio sull'“Est comunista”, non era troppo presto per condannare lei e le sue teorie economiche?»


Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, osserva lo stato attuale del mondo e ammette che Karl non aveva tutti i torti. Con la globalizzazione, il conflitto storico tra lavoro e capitale si è troppo sbilanciato a favore di quest'ultimo, e gli onnipotenti signori dell'economia hanno buon gioco nel cancellare tutte le conquiste per cui i lavoratori dei Paesi sviluppati hanno lottato negli ultimi due secoli: minimi contrattuali, tutela del lavoro, Stato sociale. L'operato delle multinazionali, che l'arcivescovo cita con ricchezza di esempi concreti e polemici, sta travalicando ogni limite morale.
Che fare? Ebbene, se il sistema proposto dal padre del comunismo è stato sconfitto dalla storia, l'ambizione che lo fondò è al contrario sempre più attuale: giustizia sociale e benessere per tutti. Ma lo stesso dice la dottrina della Chiesa, espressa anche in encicliche papali, dalla Rerum novarum di Leone XIII alla Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Un'inedita alleanza, che in questo saggio acuto e provocatorio Reinhard Marx declina nei suoi punti forti: dignità del lavoro, famiglia, istruzione, responsabilità delle imprese. Ecco i capisaldi per una riforma del capitalismo che sappia farci uscire dalla crisi senza rinunciare alla nostra umanità.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ehi ma questo cardinal Marx da Monaco assomiglia al canaro di Orvieto!